Disturbo Oppositivo Provocatorio: quando un bambino sembra proprio un 'monello'

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Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è un disturbo spesso misconosciuto, il bambino che ne soffre viene giudicato 'monello' e i genitori e gli insegnanti sperimentano un profondo senso di frustrazione ed impotenza che possono comportare reazioni inadeguate e che rischiano involontariamente di esacerbare la sintomatologia nel bambino.

Secondo il DSM V, il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali, questo disturbo rientra nei Disturbi da Comportamento Dirompente, del Controllo degli impulsi e della Condotta che presentano tutti caratteristiche comuni: problemi di autocontrollo delle emozioni e dei comportamenti che possono influire negativamente in diversi ambiti della vita della persona. In particolare il bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio va in collera molto facilmente, si mostra permaloso, arrabbiato e risentito. Spesso si mostra polemico e provocatorio con le figure d'autorità, si rifiuta di rispettare le regole e irrita gli altri di proposito. Questi bimbi, inoltre, possono mostrarsi dispettosi e vendicativi. Questi comportamenti si presentano con frequenza ed intensità maggiori rispetto ai loro compagni, al punto da comportare grosse difficoltà nelle relazioni in diversi ambienti come a casa e a scola.

Il comportamento sfidante è tipico nel normale sviluppo di un bambino, in particolare l’oppositività si manifesta in maniera maggiormente marcata fra i 2 e i 3 anni, ma i bambini crescendo tendono a diventare meno ‘capricciosi’ e a rispettare maggiormente le regole. Può capitare anche che bambini che si sentono particolarmente arrabbiati, tristi e stanchi o che sono turbati per qualcosa, aumentino in alcuni periodi della vita il loro comportamento sfidante, la loro irritabilità e scarsa capacità di controllarsi. I bambini con Disturbo Oppositivo Provocatorio invece, sembrano bloccati alla fase oppositiva dei 2-3 anni, minime sollecitazioni provocano in loro reazioni emotive di collera e frustrazione sproporzionate e ogni tentativo di far rispettare le regole appare fallimentare provocando reazioni di profonda stanchezza da parte delle persone che lo circondano.

Spesso, poi, il disturbo si presenta accompagnato da ulteriori difficoltà; infatti è molto frequente che, oltre al Disturbo Oppositivo Provocatorio, sia presente anche un Disturbo dell’Attenzione ed Iperattività, detto anche ADHD, oppure un Disturbo dell’Apprendimento, detto anche DSA.  Il Disturbo Oppositivo Provocatorio ha in comune con il Disturbo dell’Attenzione ed Iperattività la scarsa capacità di controllare gli impulsi e di regolare il proprio comportamento valutando le conseguenze delle proprie azioni, la disattenzione e l’iperattività però aggravano questo quadro di scarsa capacità di autoregolazione del comportamento, delle emozioni e della motivazione. Un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio può far fatica a rispettare le regole e i tempi scolastici, e a fronteggiare in maniera adeguata la frustrazione e le emozioni legate all’apprendimento, al confronto con gli altri, all’esperienza di ricevere una valutazione sulle proprie prestazioni; tutto ciò influisce sul rendimento scolastico nonostante un livello cognitivo adeguato. Se si associano anche difficoltà nell’attenzione, facile distraibilità e iperattività, il rendimento scolastico viene maggiormente penalizzato. Nel caso in cui al quadro si aggiungano anche difficoltà proprie nella lettura, scrittura e calcolo dovute ad un disturbo dell’apprendimento, queste non faranno che esacerbare il senso di frustrazione legato all’apprendimento con conseguente aumento di oppositività, provocatorietà ed esacerbazione delle emozioni negative.

È facile immaginare che un bambino che spesso si comporta da ‘monello’, fa fatica a tollerare emozioni negative e si comporta impulsivamente senza valutare le conseguenze, potrebbe litigare spesso con i compagni, essere messo da parte o attrarre solo i compagni che prediligono comportamenti negativi come lui, potrebbe quindi avere esperienze relazionali deludenti con i pari, spesso riceverà rimproveri dagli adulti per lo scarso rispetto delle regole e potrebbe avere pochi successi scolastici. Un quadro del genere può portare il bambino a vissuti di profonda disistima ed inadeguatezza, ad emozioni di ansia ed umore irritabile o depresso ed infatti spesso troviamo associati anche disturbi d’ansia e dell’umore.

Intervenire è indispensabile anche per prevenire una possibile evoluzione del disturbo in Disturbo della Condotta caratterizzato dalla persistenza di comportamenti che violano i diritti dell’altro e da gravi violazioni delle norme sociali. L’intervento prevede la presa in carico del bambino, dei genitori e della scuola attraverso una terapia individuale di tipo cognitivo-comportamentale con il bambino, il parent training rivolto ai genitori e la consulenza scolastica.

L’intervento di terapia rivolto al bambino ha come obiettivo quello di aiutarlo a migliorare le proprie capacità di autocontrollo del comportamento riuscendo a gestire in maniera più funzionale le emozioni negative, a tollerare la frustrazione, a valutare in maniera razionale le conseguenze del proprio comportamento e a scegliere, attraverso il problem solving, il comportamento più funzionale in ogni situazione. Lo scopo è di aiutare il bambino a migliorare le relazioni con gli altri, il proprio adattamento ai diversi contesti sperimentati e a maturare un’immagine positiva di sé. Il lavoro con i genitori mira innanzitutto alla comprensione ed accettazione dei sintomi che caratterizzano il disturbo, per poi acquisire strategie educative efficaci che consentano una migliore gestione del bambino, rendano più sereni i rapporti familiari, e consentano al bambino di generalizzare le abilità di autocontrollo comportamentale apprese in terapia individuale migliorandone così il senso di autoefficacia ed autostima. Anche il lavoro con gli insegnanti mira a fornire le strategie più efficaci per gestire il bambino nel contesto scolastico perché riesca a rispettarne le regole, a raggiungere gli obiettivi didattici, a relazionarsi in maniera maggiormente adeguata con i pari e con gli adulti e perché aumenti in lui l’autostima e il senso di autoefficacia.

L’intervento diventa anche fondamentale per prevenire l’eventuale evoluzione del disturbo in un disturbo della condotta o l’associarsi di un disturbo d’ansia o dell’umore conseguente all’abbassamento dell’autostima e alle difficoltà scolastiche e relazionali.

Terapia individuale

Ansia, attacchi di panico e fobie

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Dipendenza affettiva

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